Un robusto e scuro portone all'ingresso di una palazzina brownstone in zona Murray Hill; a fianco, una piccola, sobria targa in ottone come insegna. Un ingresso defilato che la dice lunga sul basso profilo del locale: un bar all'ingresso, un bancone a U intorno alla cucina nel seminterrato a luci basse, capienza massima una quindicina di posti.
Eppure qui brillano due stelle Michelin e un'ottava posizione nella guida World's 50 Best 2023, più una frenesia di prenotazioni come poche: merito di un menu, anche questo senza fronzoli, che coniuga allegramente e gustosamente l'anima asiatica dello chef coreano Junghyun Park (ex Jungsik e Atoboy, per la cronaca) con quella europea e americana.
Già, perché qui vi attende un sofisticato ma anche delicato potpourri di sapori e accostamenti, di dolce e salato, di crudo e fermentato, di texture e sfumature, di consistenze e temperature. Un percorso degustativo in cui ogni piatto è accompagnato da un cartoncino esplicativo, che sia lo sgombro con granchio reale e kimchi, il sugarello con fegato di rana pescatrice, oppure capesante, calamari lucciola, ravanelli e peperoncino in salsa di pesce e panna acida.
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).