Dal nome femminile (un omaggio dello chef alla nonna che gli ha insegnato a cucinare) Odette è fra i ristoranti più ammirati e chiacchierati degli ultimi tempi. Per la sua posizione all'interno di un museo, la maestosa National Gallery di Singapore e perché, nel 2019, ha guadagnato la terza stella, ed è finito più volte ai primi posti della Asia's 50 Best (nell'edizione 2024 è 10°).
Un'ascesa al gastro-olimpo lenta ma sicura e decisa, quella del poco più che quarantenne chef-patron francese Julien Royer, un passato in patria da Michel Bras, poi a Singapore alla Brasserie dell'hotel St.Regis. Merito di una salda abilità imprenditoriale, una ferrea sicurezza nel mestiere e la capacità di fare gruppo in cucina. Quello che serve in altre parole per sfoggiare un sobrio, elegante e bilanciato menu di cucina francese e internazionale, con poche concessioni ai gusti locali.
Fanno fede zabaione e brioche di funghi con tartufo nero, capesante scozzesi in salsa di soia con alghe kombu, ikura (caviale rosso) e lime, la granita di uva Kyoho con aloe, schiuma di tè nero e gelato al Sauternes. Notevole il carrello di formaggi (francesi, ça va sans dire).
articolo a cura degli autori di Identità Golose
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