Fulgurances ha una certa difficoltà a uniformarsi. Quindi, non si viene qui per provare la cucina di uno chef in particolare ma quelle di cuochi e cuoche che cambiano ogni tre anni. Unico nel suo genere, questo ristorante è nato nel 2015 dalle riflessioni di tre amanti della buona tavola. Sophie Cornibert, Rebecca Asthalter et Hugo Hiverna hanno pensato di creare un format ristorativo per offrire la possibilità a giovani aspiranti chef di farsi le ossa e distinguersi prima di aprire la propria attività. È anche una grande opportunità di vivere la cucina come fosse un laboratorio, per affermare la propria identità gastronomica.
In poco più di 6 anni, sono una quindicina gli chef a esser passati dietro a questi fornelli (Chloé Charles, Tamir Nahmias, Céline Pham, Sylvain Parisot…), ad aver sviluppato le proprie abilità proponendo una cucina audace e stagionale per un menu degustazione che si rivela essere pieno di sorprese. A partire da fine inverno 2021, è il turno del messicano Fidel Cabalerro ma senza contare sulla brigata attuale, il cui executive chef è l’italo-peruviano Paulo Santiago.
Dal 2020, il progetto ha guadagnato terreno. Fulgurances anima anche l’altro lato della strada con un’enoteca che si fonda sugli stessi principi, l’Entrepôt nel 14° arrondissement, uno spazio in cui cibo e cultura si incontrano a tavola. Infine, poiché mai a corto di idee e di motivazione, il team ha recentemente aperto un quarto indirizzo, Laundromat, questa volta oltre oceano, a Brooklyn, dove il paniere di giovani aspiranti chef non fa che arricchire questo progetto gastronomico.
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giornalista, scrive di creazioni contemporanee (art, architettura, design) e di art de vivre (cucina, enologia, mixologia) da più di 25 anni. Scrive per magazine generalisti (Air France Madame, The Good Life, Les Echos SL) e specializzati (Ideat), guide (Lebey, Interni...). Dal 2016 è caporedattore di Cuisines Révolution