Che Milano abbia ormai trovato un'alternativa dignitosa, stimolante e pensata ai buffet a prezzo fisso dell'ora dell'aperitivo, è cosa nota. Che Enoteca Naturale sia stata uno degli avamposti di questa (ormai non più nuova, per fortuna) onda di locali, è cosa da rimarcare e per cui rendere grazie.
Nomen omen, è la grande selezione di vini a fungere da fulcro generatore di quel senso di convivialità spontanea, un po' disordinata che si genera nel preciso istante dello stappare una bottiglia. Qui si estende tutto intorno, innanzitutto nella sala a luce calda e nel giardino esterno tanto bello che è impossibile descriverlo altrimenti, fino a contagiare la proposta della cucina.
Il menù si articola in piatti di media grandezza che permettono - anzi incitano la condivisione una volta messi tutti al centro, le mani sporche e gli abiti macchiati senza vergogna, una certa fluidità negli abbinamenti con i vini consigliati, ma anche nella composizione e nella dimensione del pasto che facilmente scivola da aperitivo in cena, fino a protrarsi a una fase poco definita e definibile in cui, per finire il fondino dell'ultima bottiglia (e in barba se è zeppo di residui di macerazione), si riordina un panino con lingua e salsa verde anche dopo il dolce. E questo, perché il conforto che solo una ciotola di salsa in cui fare la scarpetta può dare mantiene quel giusto punto di sapido e grasso da essere appagante, ma mai troppo pervasivo da ammazzare ogni possibilità di godersi il vino di cui sopra e di passare da una bottiglia all'altra senza allarmanti allappamenti.
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Tavoli all'aperto
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convinta che si possano cavare storie anche dalle rape, lavora su strategie di comunicazione e sulla redazione di contenuti per Slow Food Editore, riviste e aziende del mondo gastronomico