Quando Emanuele Nigro rilevò Osteria 57 trovò quasi subito Riccardo Orfino come partner ed executive chef. Insieme decisero che non avrebbero servito carne, e molti pensarono che fosse un azzardo destinato al fallimento. Invece ci hanno visto così giusto che, in piena pandemia, hanno aperto Alice sulle ceneri di uno storico ristorante italiano. Non sono i post sui social e i followers che fanno il successo di un ristorante, ma il numero dei coperti giornalieri, insomma la sostanza conta più dell'immagine, a New York più che altrove.
Oggi, anche grazie ai favori del cambio sono sempre di più i giovani americani che visitano l'Italia non solo per passare da Roma, Firenze e Venezia, oppure alla ricerca delle radici di una famiglia di provenienza. Le destinazioni enogastronomiche, dal Piemonte, alla Toscana, alla Sicilia sono sempre più gettonate per ritrovare quei sapori senza compromessi, anche la pasta al dente è un piacere.
Questa è stata la fortuna di Orfino che porta sempre con se quell'ossessione per la qualità della materia prima ereditata da Aimo Moroni. Tutte le mattine di lunedì, mercoledì, venerdì e sabato lo trovate al mercato di Union Square a cercare il meglio dagli agricoltori, fermarsi a confrontarsi con i colleghi come Stefano Secchi (chef di Rezdora), anche lui fedele ai sapori italiani. Alice continua nella sua tradizione dei crudi di pesce, tra i piatti più apprezzati gli Agnolotti cacio e pepe e le Orecchiette astice e burrata, senza dimenticare un superlartivo Branzino al sale. E ora sta per nascere un terzo indirizzo.
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dopo 29 anni, ha lasciato la redazione sportiva di Mediaset e si gode la pensione dopo aver raccontato 16 Olimpiadi, 6 Coppe America di vela, le imprese di Tomba e Pellegrini. Ora collabora con Il Foglio sportivo e il sito oasport.it. Ha un'antica passione per il cibo