Aperto da poco più di un anno, Aria, nel cuore di Napoli, si è già aggiudicato la prima stella Michelin. In cucina, uno scoppiettante Paolo Barrale: dopo la fruttuosa esperienza al Marennà di Feudi San Gregorio, non aspettava altro che rilanciarsi. Siamo andati ad assaggiare, respirare soprattutto.
Aria è un’esperienza dirompente. Luci studiatissime, puntate strategicamente su ciò che il cliente deve guardare. Il piatto. Arredamento elegante, cittadino, forme di lusso somministrato con competenza e garbo da uno staff di sala impeccabile. La cucina è densa di idee. Paolo Barrale non è napoletano di origine, eppure rende omaggio al lato sacro e maggiormente artistico della città.
Richiami filologici, con una tecnica riconoscibilissima. Piatti essenziali, ma esplosivi. Come mettere in uno shaker audacia e tradizione, ricchezza e povertà, festa e malinconia. Il resto della squadra è un team che non ammette sbavature, proprietà compresa. In sala, Serena De Vita gioca a rimescolare i calici. Sa farlo e padroneggia con la calma dei saggi. Poi, quando meno te l’aspetti, arriva la mixology.
Da Aria, la prima cosa che ti accoglie, in effetti, è il bancone bar all’ingresso. Impattante, scintillante, una parete di bottiglie a perdita d’occhio. Cocktail che amano dialogare con la cucina, se serve, interrompendo la “routine” con un abbinamento drink dal balance sconvolgente. Tra i piatti signature vi evidenziamo con convinzione Polpop, ragù di polpo, cappuccino di patate, lime, pimento de la vera, lattuga di mare e Bufala, Bufala, Bufala, agnolotti, ricotta, latticello, olio ravece.
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classe 1977. Nata ad Ischia, gli ultimi quindici anni li trascorre a Roma collaborando con le più note scuole di cucina della capitale. Esperta food&wine, collabora con riviste del settore scrivendo di ristoranti, grandi alberghi, prodotti di nicchia ed eroici produttori. Sommelier Ais, attualmente si divide tra Ischia, Napoli e Roma, sempre a caccia di nuove storie da raccontare