Sono suggestioni ancestrali quelle che si vivono a Pompei, da Il Principe di Gian Marco Carli. Un tradizionalista che ama i contrasti. Viaggi, cenni storici, la tecnica come veicolo di sostenibilità e filologia culinaria. Carli, classe 1988, è chef-patron in grado di sfoggiare una cucina giovane, fresca, divertente nonostante i richiami filologici ai piatti dell'Antica Roma. Farti sentire a casa è l’urgenza di una sala che si rivelerà attenta, mai affettata.
A 5 minuti (a piedi) dal famosissimo Santuario, riferimento per quei turisti che, all’ora dei pasti, optano per insegne più raffinate. Tappa fissa di chi, per raggiungerlo, non esita a spostarsi da Napoli, Salerno, anche da Roma. Un target decisamente giovane che lo chef patron, negli anni, ha saputo catturare con idee ricercate e stile potabile, prezzi inclusi.
La luce esterna trapassa le ampie vetrate e si mescola alla sapiente illuminazione voluta per la sala interna. I piatti sono una carrellata di sostenibilità ispirata da suggestioni ancestrali e rinforzi esterofili. Per esempio, si mangia tanto con le mani. “Mi piace l’idea di incoraggiare un gesto infantile. Le mani sono piene di recettori, lo stomaco inizia a predisporsi”. Ambienti essenziali, tavoli nudi, tanto legno in giro, c’è del nordico anni ‘20 che restituisce rigore senza mettere in soggezione. Il dehors aggiunge allegria, ma subito richiama all’ordine con l’installazione di un frammento originale del pavimento della Casa dei Vettii, domus di epoca romana seppellita dall’eruzione vulcanica del ‘79. Siamo pur sempre a Pompei.
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Tavoli all’aperto
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articolo a cura degli autori Identità Golose