In bella stagione, a Roma è tutto un fiorire di dehors e tavolini all’aperto. Tra tutti abbiamo apprezzato quelli in ferro e legno disegnati da Angelo Del Vecchio, artista di Pescara sbarcato al Pigneto in pre-pandemia per trasformare un’ex carrozzeria in una stalla chic. Facendo capolino dentro, troviamo gigantografie su iuta raffiguranti pastori, contadini e briganti.
È il microcosmo esteriorizzato di questo 37enne appassionato di piccolo mondo antico abruzzese, terra di mari, monti, transumanze e poi accoglienze che cerca di trasferire alla tavola. Su cui atterrano pietanze con sottotitoli lunghi così perché dietro celano un lavoro di ricerca matto e disperatissimo sui produttori: la gustosissima Fave, pecorino e cicoria ha come headline “crema di fave, fonduta di Brigantaccio di Nunzio Marcelli, cicoria selvatica, pizza di mais e fave croccanti”; mentre la Patata di Barisciano, schiacciata alla brace e affumicata alle erbe spontanee con crumble agli odori di montagna, si accompagna a una lasciva fonduta di pecorino stagionato di Gregorio Rotolo.
Sapori firmati, pieni e prepotenti, che compongono una cucina di neo-tradizione fin troppo filologica, interrotta però da quel che piace al millennial: vini super-naturali (d’Abruzzo e non solo) anticipati da un piacevole sciampagnino (scritto così), cioè Gassosa di Campli e Cerausolo di Cataldi Madonna. Con arrosticini, of course. Due ore in fuga dal nostro spazio-tempo.
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Tavoli all'aperto
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articolo a cura degli autori Identità Golose