Sakizuke, zensai, owan, dezato. Per capire quanto la cultura della cucina giapponese sia cresciuta in Italia negli ultimi anni, basterebbe srotolare il menu di Iyo Omakase, il primo vero sushi banco a riprodurre fedelmente la tradizione dell’edomae zushi. Che è il modello più rigoroso e tradizionale di somministrazione di pesce crudo e riso compatto, una formula che cominciò a prendere piede a Tokyo (edo è il vecchio nome della capitale) alla fine dell’Ottocento e che via via si è perfezionata fino ad assumere i contorni del mito.
Dopo una serie di ispezioni ai migliori sushi desk del mondo - in Giappone ma anche a Londra, Parigi e New York – il patron Claudio Liu è tornato a casa con un desiderio: riprodurre quel magnifico modello anche tra le mura di casa nostra. Trovato lo shokunin giusto – Masashi Suzuki – alla fine del 2019 il patron italo-cinese ha aperto Iyo Aalto, un ristorante che di fatto ne contiene due: la cucina fine dining “senza confini” di Takeshi Iwai e, appunto, Iyo Omakase.
Mettetevi comodi davanti ai finestroni aperti sulla Milano di Porta Nuova e il parco della Biblioteca degli Alberi e ammirate Suzuki san nelle ripetizioni ossessive del gesto, nell’attenzione termometrica al riso dei nigiri, nella successione ordinata delle grassezze, nella selezione micidiale del pesce, avvolto tra i fumi della griglia sumibiyaki. Poesia e bontà di cui non siamo mai sazi.
p.s. Avviso ai naviganti: se venite in macchina, scrivete sul navigatore "viale della Liberazione 15" (piazza Alvar Aalto è solo pedonale).
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Co-autore di "Cucina Milanese Contemporanea" (Guido Tommasi editore, 2020)
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