Chissà, forse se ne accorgerà finalmente anche la Rossa che qui, fuori dal centro di Torino, sotto i condomini alti e tutti uguali, è nascosto uno dei migliori ristoranti della città, di quelli accoglienti e moderni, ricchi di identità e di cose da dire. Cesare Grandi è un ragazzone dalle mani raffinate e raffinato è il suo ristorante, che fuori ha un giardino che dà il nome al locale e dentro pare un salotto di quelli creativi, che sarebbe piaciuto a quei torinesi à la Armando Testa: mobili, oggetti, ferro battuto, lampade a stelo, scaffali, quadri, legni, cose.
In quella che sembra la casa privata di un designer, ecco una cucina che non ci si aspetta a Torino: coraggiosa, provocatoria. Sangue e peperoncino, fermentazioni e fumo, acido e amaro. Tra i nuovi piatti da non perdere c’è l’Arlecchino di acciughe e coniglio marinati, con prezzemolo, carota, salsa bernese al fieno, i Ravioli di levistico, ricci di mare, brus (formaggio tipico piemontese) e limone candito e l’Anguilla arrostita sulla brace con pan brioche alle alghe e rabarbaro.
Non le solite cose, non certo a Torino. Poi una sala avvolgente, vini giusti, chiacchiere, ore piccole. Disponibile un menu degustazione con 5 portate alla cieca che costa 70 euro. Forse la sosta più anticonformista di tutta la città.
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Tavoli all'aperto
articolo a cura degli autori Identità Golose