L'addio inatteso di Davide Tangari poteva essere un problema serio per un ristorante che stava decollando quando ci si è messa di mezzo la pandemia e, in più, si è trovato anche senza guida in cucina. Brava e fortunata Elisa Vianello, titolare, a trovare la soluzione ideale: un cuoco giovane, motivato, di talento e che "non se la tira" come dice lei.
Trattasi di Pietro De Martino, 30 anni, origini sorrentine e un bel curriculum alle spalle (dal Mirazur di Mentone al Geranium di Copenaghen passando per Moreno Cedroni a Senigallia e Antonino Canavacciuolo a Villa Crespi). Propone una cucina che fonde sapori, tradizioni e prodotti di Campania e Veneto.
Piatti rotondi, di grande piacevolezza, belli e bene eseguiti. Il connubio fra bontà e contemporanetà, complessità e ricerca da una parte e sapori comprensibili anche a palati meno strutturati dall'altra è (assieme alla leggerezza e alla convivialità) la filosofia del ristorante che la nuova coppia sembra in grado di interpretare al meglio: Pasta mista, stoccafisso, aglio nero e limone, Ravioli ripieni di zucca, cime di rapa, cefalo affumicato e (attenzione) brodo di sopressa, Polpo, verdure acide, patate e perlage di tartufo, l'originale Razza Margherita e il dessert Rapa rossa, gelato al kefir di bufala e kumquat.
Bravo, in sala (e ai cocktail) Andrea Camparmo.
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veneziano, giornalista, una vita dedicata allo sport da inviato (e adesso da appassionato e tifoso), cura da dieci anni "Gusto", la pagina di enogastronomia del Gazzettino di Venezia