A trovarlo quel nome, ci ha messo un anno intero. Pensa e ripensa, e poi tac, Spicchi d’arte. Gli è parso un colpo di ingegno e un manifesto programmatico insieme, condensando il desiderio di emancipare il capolavoro più iconico della cucina nazionale dalle sciatterie che rendono il rapporto numero di pizzerie-qualità delle stesse, eternamente deficitario.
Spicchi d’arte è dunque il sogno realizzato di Ippazio Ricchiuto, pizzaiolo classe 1990, che ha piantato radici fuori dal perimetro del centro storico di Tricase, lungo un’arteria urbana che non è ancora periferia. Passato da freestyler, ha esordito unendo la passione per la breakdance in cui si esercitava da piccolo per le strade del paese ai lanci del disco di pasta, acrobazie che lo hanno portato fino agli States collezionando una manciata di premi. Ma la scuola, quella vera, è stata tutta italiana (non proprio napoletana): la pizza di Ricchiuto si fa ricordare per il cornicione alto, aereo, dalla testura incredibilmente crunch, e per le super-farciture d’abbondanza ipermeridionale.
Tra le più amate, la Van Gogh, ovvero un fuoco di fila di crema di zucchine, fior di latte, capocollo di Martina Franca, crocchette di patate fritte e burrata barese al centro e la Figliata che unisce pomodoro, crudo di Parma, datterini gialli, olive nere disidratate e Figliata al centro. Sono forti anche sul mare, come dimostra l’Aria Caddhipulina, base di crema di zucchine e fiordilatte, gamberi viola gallipolini crudi marinati con succo di arancia, spolvero di olive nere disidratate, aria di gamberi e burrata barese al centro.
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articolo a cura degli autori Identità Golose