L'accesso ad Hyle è processo da speakeasy degli anni Venti del secolo scorso. Arrivi, cerchi con lo sguardo il tipo o la tipa seduta alla reception, alle tue spalle hai un piccolo bar, a sinistra le vetrate di una sala ristorante, vuota. Ti presenti. Vi aspettavamo, accomodatevi pure che avviso. Ti giri, cerchi un posto a sedere, magari alla vetrata con davanti il bosco e il suo splendore. Telefonano alla tipa, adesso vengono a prenderla. E dal corridoio che non avevi notato alla destra della reception spunta elegante "la prego mi segua". Percorri il corridoio, giri, due passi, porta, e sei dentro Hyle.
Nel frattempo hai interrotto il tuo ritmo, staccato il flusso dei pensieri, faggi e abeti e luce lì ancora sospesi fra cristallino e retina, e sei pronto per quella immersione totale nel mondo della Sila che è la cucina di Antonio Biafora. Una cucina tesa, dritta, ricca, lunga al palato, fra inneschi emozionali e assalti olfattivi. Fra caccia di bosco, trote di fiume, orto vero, lame e sutta a timpune e Stilla, cime di rapa alla brace, genziana e anice selvatico. E tocca venirci, tornarci, e poi immalinconirsi, sospirare. Tornare.
si occupa da trent’anni di terzo settore. Espia i suoi peccati raccontando di donne, uomini e del loro lavoro. In cucina in particolar modo, perché far da mangiare è atto d’amore o non è. Nasce nel secolo breve, italiano e meridionale. Ma è pura fortuna. Ha una moglie paziente e tre figli spettacolari, perché fortunatissimo.
+390984537282
Tavoli all’aperto
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si occupa da trent’anni di terzo settore. Espia i suoi peccati raccontando di donne, uomini e del loro lavoro. In cucina in particolar modo, perché far da mangiare è atto d’amore o non è. Nasce nel secolo breve, italiano e meridionale. Ma è pura fortuna. Ha una moglie paziente e tre figli spettacolari, perché fortunatissimo.