In Sila nevica, si scia, gli inverni sono lunghi e i 150.000 ettari di altipiani e boschi si ricoprono di neve: quella di Hyle è una Calabria diversa, ancora meno turistica di quello che può esserlo la Calabria, in cui il Mediterraneo lascia il posto a climi e ingredienti alpini. Antonio Biafora (classe 1985), terza generazione di ristoratori, qui è nato e cresciuto, proseguendo la tradizione di famiglia: da trattoria a ristorante per banchetti a moderno relais con tanto di spa.
Hyle è la tavola gourmet di questa macchina ben avviata, un gioiello di pochi posti (stella Michelin dal 2022) che fa onore al territorio. Dagli amuse bouche serviti con birra di loro produzione al menù, non si fanno sconti alla formula del fine dining più internazionale, senza piatti che rivangano ricette antiche o memorie infantili: si guarda avanti. Cuore di vacca podolica che si nasconde fra la barbabietola, Fusilloni cicliegie e fondo di midollo, Linguina, orzo, nocciola, miso di pane; Cervo, anacardo e agrodolce di mirtilli. Carta dei vini calabresi ampia, da esplorare anche con la degustazione al calice dedicata, e cantina dei formaggi che vale il viaggio (un piano sotto) e un po' di spazio lasciato nello stomaco.
Qui è bello prendersela comoda, tanto fermarsi a colazione è d'obbligo, non solo per lo splendido isolamento o per la piscina, ma per la soprendente colazione che certifica l'amore per il dettaglio e per la qualità esprema della materia prima.
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giornalista, milanese, pessima cuoca. Scrive di usi&costumi, di cibo per parlare d’altro, di cose futili in modo serissimo - e viceversa. Firma de La Cucina Italiana, Vanityfair e Marie Claire Maison, lavora come curatore e consulente freelance per editori, agenzie di comunicazione e aziende