Il ristorante si trova ai margini del centro storico: la strada che lo ospita non si distingue per carattere, ma appena si varca la soglia la personalità del locale appare invece in modo chiaro e confortante. Si viene accolti dalla modernità, da linee nette, minimal: quando si entra in sala, invece, si ritrovano i segni della storicità del luogo. Un vecchio mulino del seicento, il cui fascino è stato lasciato intatto. Dal 2019 questa insegna, che ha una lunga storia nel capoluogo valdostano, è guidata da Filippo Oggioni e Paolo Bariani, soci e già compagni di strada al Dandelion di Courmayeur.
Lo chef è lombardo, cresciuto con maestri come Silvio Salmoiraghi e Alessandro Breda, non si può definire un cuoco valdostano. Ma leggendo la carta, e affidandosi alle selezioni del maître e sommelier, si coglie un legame forte con il territorio che li ospita. Scegliendo il menu degustazione, invece, si percepisce sin dai primi assaggi una qualità che accompagnerà il palato per tutto il percorso. Filippo Oggioni ama giocare con i contrasti, ma la sua mano dimostra una delicatezza spiccata.
Da questo incontro nascono piatti intelligenti e golosi, tecnici, senza essere cerebrali e pretenziosi. Merita una menzione l'ottimo lavoro sulle carni, grazie anche a una ricerca meticolosa dei fornitori: quando possibile, Oggioni offre un menu tutto dedicato alla declinazione di un volatile intero, che sia l'anatra, il piccione o il germano. Omaggio a Gualtiero Marchesi, che si ritrova anche in altre portate della carta. La trasversalità della proposta è dimostrata da una clientela di tutte le età.
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giornalista milanese nato nel 1976, a 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Autore e conduttore di Radio Popolare dal 1997, dal 2014 nella redazione di Identità Golose.
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