Non si può certo dire che Milano sia priva di ristoranti giapponesi, tutt’altro. A ben vedere, ce ne sono forse troppi e troppo simili per offerta. In questo panorama globalizzato, si distingue piacevolmente Hazama, unico a Milano e probabilmente in Italia, nel proporre una cucina Kaiseki. E’ una cucina che in modo semplicistico, viene comparata all’alta cucina d’autore occidentale. Per definizione è un pasto di alta cucina tradizionale giapponese quello composto da tante piccole portate. Condicio sine qua non, esaltare la natura attraverso la stagionalità e la qualità delle materie prime. Condizione che chef Satoshi Hazama non fatica a mantenere e rispettare.
La costruzione dell’unico menu proposto in 8 portate che si trova solo la sera, attraverso una sapiente gestione calibrata delle cotture e tecniche di lavorazione, crudo, lessato, vapore, griglia, frittura, risulterà delicato, raffinato e ben bilanciato nelle consistenze, e nei colori. Non dimenticherò mai la consistenza di una materia prima scontata e apparentemente banale come il tofu, che nelle mani di chef Satoshi, è stata trasformata in un elegante piatto che richiama per consistenza e delicatezza il creme caramel. Così come unico è stato degustare il roast beef di Shinshu Premium Wagyu.
In sala, Simone Fossati è il direttore d’orchestra capace di accogliervi con signorilità e garbo. Saprà condurvi nel mondo di Hazama e farvelo sentire vostro da subito. Per ogni piatto avrete una spiegazione degna di Cicerone. Interessante e non banale la carta dei vini, sebbene piccola ma ben equilibrata per gusti e costi.
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Fotografa professionista specializzata in food e ritratto. Gastronoma per passione ed esperta di comunicazione visiva per professione, è co-fondatrice dello studio Brambilla Serrani. Da più di vent’anni racconta, attraverso le immagini, l’universo della ristorazione italiana. È docente di fotografia allo IED di Milano e ha realizzato più di 70 pubblicazioni di food, wine e mixology. Instagram @brambillaserrani e @fbramby