Marrakech è sempre stata l'unica meta marocchina, per non dire nordafricana, appetibile per realizzare una cucina di stampo internazionale e fine dining capace di attirare l'attenzione dei cuochi di grido. Perchè qui sono passati, o si trovano ancora, i francesi Vigato, Allenò, Vongerichten e i fratelli Pourcel, oltre alla famiglia Iaccarino, cui aggiungiamo, per dovere di cronaca anche il tentativo appena abbozzato da Giancarlo Morelli nel quartiere di Hivernage.
Oggi invece è il turno degli Alajmo, in una collaborazione con una struttura alberghiera che li ha portati fino alle porte dell'Atlante e nel lussuoso Royal Mansour. Con l'apertura avvenuta nel dicembre 2019, tra lockdown e momenti quasi normali coincisi con la stagione estiva, il ristorante Sesamo e la cuoca residente Vania Ghedini, hanno vissuto una lunga fase di adattamento alle circostanze, con menu a volte ridotti e presenze legate ai flussi turistici.
Detto ciò, la grandiosa cucina di Rubano si è trasferita scegliendo di utilizzare in buona parte l'ottima materia prima locale, garantita dal proprietario dell'hotel (il Re del Marocco) attraverso aziende che lavorano il fresco tra carne pesce e verdure. E dando quindi un taglio locale importante ai piatti che, in ogni caso, riflettono lo stile e l'eleganza della casa madre. Tra gli altri, ci sono il Cappuccino Majorelle (con purèe di patate e nero di seppia) o i Tagliolini al nero di seppia con zotoi, salsa alle ostriche e alga nori.
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Ristorante con camere
Tavoli all’aperto
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articolo a cura degli autori Identità Golose