Bisogna proprio arrivare fin quassù, nel piccolo regno in legno e pietra della famiglia Mazzaroni, in mezzo alle montagne ora dolci ora più aspre ma accoglienti, caratteri che ritroviamo nella gente che vive in questa parte dell’Appennino centrale. Nel pensiero e nelle esperienze di Enrico, chef gentile e geniale, l’identità agropastorale si aggiunge a quella marinara, perché insieme evocano partenze e ritorni, lontananze e mancanze.
Così all’inizio mancherà il pane, che arriva caldo nella pentola di rame, affumicato all’alloro insieme a kefir e burro appena fatto. C'è il menu degustazione il Ritorno, percorso classico tra bosco, mare e acqua dolce o il Transumanza, in cui il limite si sposta più avanti, la sorpresa si fa più intrigante, la scoperta più consapevole: tra lo Spaghetto impastato con caffè d’orzo, orecchie di maiale e polvere di paprika, la Seppia alla brace con biscotto di fegato di seppia, testina di agnello e misticanza, e tante sfide vegetali ben riuscite.
La sala è nelle mani Gian Luigi Silvestri, cugino di Enrico, capace di un passo indietro e di due in avanti, anche per accompagnare il cliente fuori dal locale a bere fresca acqua dalla fonte.
articolo a cura degli autori di Identità Golose
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Tavoli all’aperto
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