Piazza Aspromonte custodisce una porta segreta che ti spedisce dritta in un vicolo di Shangai, un ronco pechinese. Lì, a ridosso di piccoli tavoli allineati, mani e bacchette ora afferrano, ora addentano una generosa porzione di cibo cinese tradizionale, reinterpretato con un lessico urbano e contemporaneo. E dal momento che street food è anche street mood, non c'è da aspettarsi un servizio à la française, bensì rapido e efficace con una sala giovane e fresca, che traffica svelta dal cuoco all'ospite, e viceversa. Tran-tran.
Al tavolo, ci si ritrova quasi sempre fianco a fianco di un altro bencapitato e, a quel punto, verrà voglia di ordinare tutto ciò che non hai messo in conto perchè ogni portata è fumante, ricca e irresistibile. Ordinare, infatti, non è mai facile perchè il menu fronte/retro trasuda tutti quegli aromi che vorresti fossero condensati in una formula prendo-di-tutto-un-po': Spaghetti freschi Maoji in brodo profumati al pepe di sichuan, o quelli di riso, i Rustici, con interiora di maiale in zuppa; bao (strepitosi quelli al manzo sfilacciato con intigoli agrodolci), ravioli, le scodelle di riso in terracotta e per bocche piro-resistenti, i wanton in salsa rossa.
Anche una sola ciotola di verdure al vapore non è mai banale, ma riserva sempre una sorpresa, quell'elemento in più che insegna un sapore poco prima sconosciuto. E come il quartiere ignoto di una città ancora tutta da esplorare, ti trascina fino alla fine di un piatto in un viaggio senza ritorno, o almeno fin quando non lo desideri.
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articolo a cura degli autori Identità Golose