Il dialogo tra sala e cucina è tra i migliori in circolazione; Opera come una sorta di grande famiglia. Due i menu. Opera, i signature di chef Stefano Sforza, e uno interamente vegetale, che cambia stagionalmente. L’identità della cucina si è messa a fuoco nel tempo, oggi è più matura, per la capacità di unire ingredienti del mondo con quelli piemontesi; l’approccio francese, figlio delle esperienze pregresse di Sforza, c'è ma è più diluito, una base che sostiene piatti che mostrano un equilibrio anche tra componenti acide. Accade nella capasanta su una tartare di finocchio, il tutto avvolto da un fondo a base di agrumi. Golosità per la bombetta di maialino iberico con salsa verde e lo spaghetto con miso e nocciola. Tanto che si chiederebbe volentieri il bis.
Pochi ma fidati i fornitori per pasta e riso, lato ortaggi si scelgono di proprio pugno al mercato centrale o direttamente dall’orto sito nella collina torinese. Un grande punto di forza resta il pairing, tè e cocktail, ma sopratutto vino. La selezione messa a punto da Carlo Salino riesce a essere sofisticata senza necessariamente essere ampia e profonda in termini di annate e, udite udite, accessibile in termini di prezzi.
laureata in Economia e valorizzazione del turismo, trasforma la sua passione per l’enogastronomia in lavoro. Giornalista, è consapevole dell'effetto moltiplicatore che anche solo un ingrediente può avere in un territorio. Da 15 anni viaggia (molto) e racconta tutto quello che assaggia di curioso ed entusiasmante
+393295663303
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laureata in Economia e valorizzazione del turismo, trasforma la sua passione per l’enogastronomia in lavoro. Giornalista, è consapevole dell'effetto moltiplicatore che anche solo un ingrediente può avere in un territorio. Da 15 anni viaggia (molto) e racconta tutto quello che assaggia di curioso ed entusiasmante