Partito quasi in sordina, sulla scia lunga della bistronomia torinese, quinti quarti e vini naturali, Razzo ha conquistato, piatto dopo piatto, un fisionomia propria e definita e una fetta di pubblico famelica ed entusiasta. A vederla ora, si può dire che "quelli di Razzo" non hanno sbagliato un colpo: hanno scelto un luogo giusto, in pieno centro a Torino, e l'hanno arredato con raffinata essenzialità, hanno selezionato etichette coerenti con la filosofia senza rinunciare ad alcune grandi bottiglie, e soprattutto hanno affidato la cucina a un giovane Nico Giugni che, dopo molte esperienze tra Torino e Milano, dalla Credenza a Contraste, ha trovato una casa dove esprimere la propria idea di cucina che, in estrema sintesi, è "lasciatemi divertire".
E così, per quanto la tecnica non gli difetti, Giugni non è un maniaco ossessivo di chirurgia gastronomica, e cucina da uomo del nord, con burro e panna, per vedere la gratificazione spalancare occhi e fauci dei suoi avventori. Panino al vapore con picanha cipollotto e arachidi, spaghettone al burro di caviale di merluzzo affumicato, piccione alla pechinese, aragosta gratinata alla salsa mornay, per rendere l'idea.
Il servizio è preciso e cortese e il conto equo, soprattutto nel caso dei menu degustazione, fa di Razzo uno dei ristoranti dal migliore rapporto tra qualità e prezzo.
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Tavoli all’aperto
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avvocati di professione e gastronomi per passione. Da 25 anni recensiscono a quattro mani ristoranti sulle pagine torinesi di Repubblica. Collaborano con varie guide gastronomiche nazionali e sono gli autori delle Guide i 100