Casa di campagna, entroterra del Garda, fuori dalle rotte del classico turismo. Casa Leali è di nome e di fatto una casa di famiglia, animata da una coppia di giovani fratelli che sono diventati in pochi anni un punto di riferimento nella zona - e che promettono ancora grandi sorprese.
Qui il menu viaggia su due binari, tenuti insieme da una mano saggia che non si spinge mai oltre il proprio limite e che non incappa in delusioni. Tradizione, con il Raviolo classico, ripieno bresciano, faraona arrosto, Bottoni ripieni d’agrumi, zucca e mostarda, il Luccio alla Gardesana e un piatto diventato già iconico come lo Spaghettino (o il risotto, a seconda delle stagioni) tutto limone, in cui zest, albedo, succo e foglie creano un contrasto acido-dolce-amaro piacevolissimo e interessante. E poi c'è la Carta Bianca, in cui lo chef Marco avanza con creazioni personali come la Tartare di pomodoro fra Nord e Sud, Pasta e cipolla, il pesce servito con una salsa XO di ispiraizone cinese ma a base di nduja e pomodoro crusco, e poi l'anatra, marinata nel suo brodo con un caramello di arancia sanguinella e chinotto, sugo d’anatra e fegatino.
Se i piatti non fossero già interessanti e godibili di loro, si aggiunge il servizio di Andrea, sommelier e oste premuroso, che gioca un fattore decisivo non solo per l'esperienza complessiva, ma anche per il dialogo continuo con la cucina. Le proposte di abbinamento, in completamento ai piatti, riflettono l'affiatamento creativo dei due fratelli. Saranno (ancora più) famosi.
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Tavoli all’aperto
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giornalista, milanese, pessima cuoca. Scrive di usi&costumi, di cibo per parlare d’altro, di cose futili in modo serissimo - e viceversa. Firma de La Cucina Italiana, Vanityfair e Marie Claire Maison, lavora come curatore e consulente freelance per editori, agenzie di comunicazione e aziende