Una barbaricina in città. Potrebbe essere il nome di un film, invece è la bella storia professionale e imprenditoriale di Marina Ravarotto, nuorese Doc, che già da qualche anno ha aperto la sua insegna nel capoluogo sardo. Ed è proprio nel binomio Nuoro-Cagliari che si gioca la partita, pardon, la cucina, di Marina. Attaccata al proprio territorio di nascita, ma dalle accezioni contemporanee; frutto di antiche ricette dell’entroterra, ma riviste in una chiave che allarga gli orizzonti e si dichiara al mondo intero (e lo fa anche grazie a Cagliari).
Tutto questo è portato avanti col supporto di una squadra impeccabile, con lei da tanti anni e che ha permesso una crescita costante e rapida. Il nome è dedicato a Grazia Deledda e non è un caso che anche il menu (racchiuso in belle custodie di artigianato sardo) trovi ispirazione letteraria con la suddivisione in capitoli.
Due i percorsi degustazione: il primo è scelto interamente dalla chef, il secondo è più breve e punta unicamente su piatti della tradizione: animelle, pane frattau, agnello e sebada. L’esperienza con alcuni grandi della ristorazione sarda (a partire da Roberto Petza) si vede tutta nel flan di carciofo, così come nello gnocco ed il ragù. Magistrale poi (ed imperdibile) Su Filindeu.
Le verdure e gli ortaggi prevalgono nel Capitolo Tre dedicato a zuppe e minestre, mentre tra i piatti principali sono presenti solo carni, come da tradizione nuorese. Si beve sardo e bene, con qualche interessante bottiglia d’oltremare.
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sardo per passione, vino e birra di qualità sono il segreto della sua giovinezza. Lavora dal 2005 al Gambero Rosso e nella vita si divide volentieri tra la penna e il bicchiere