Imperial Treasure ricorda un po' l'itinerario di Hakkasan, entrambe corazzate del cibo asiatico nel mondo, "au rebour". Mentre infatti Hakkasan, occhieggiando al marketing, ha optato per il fusion ed è partito da Londra, il presente ha puntato decisamente sulla più classica tradizione fine dine cantonese, partendo da Hong Kong.
Il tuttofare supereroe Alfred Leung – proprietario, ceo, recepy selector e plate tester – a vent'anni s'è trasferito a Singapore come cameriere. E da lì ha cominciato a investire sui ristoranti perfezionando la sua arte fino a diventare un purista del mestiere. Ora gli outpost sono 12: a Singapore, 2 a Hong Kong, 3 a Shanghai, poi Seul, Taipei, Giappone, da dicembre 2018 il primo europeo a Londra (vicino Saint James park) e nel 2019 Parigi (presso i Campi Elisei).
Il ristorante di Shanghai è il vanto del gruppo, con le sue 2 stelle Michelin dalla nascita della guida, e la sua posizione massiccia (anche nello stile dell'arredo) davanti al majestic Peninsula hotel. Fa strano parlare di fine dine per un dinosauro da 500 posti a sedere (200 in sala, e 300 nelle innumerevoli private rooms) ma in Cina, si sa, i numeri sono sempre esponenziali. Ed effettivamente la cucina rasenta il top della maestria antica: la Cellutata di polpa di granchio e tofu, l'Honey bbq pork o il Wanton con misticanza di pesce e verdure sono al vertice. Possibile anche trovare grandi classici di altre province come l'Anatra alla pechinese o i Ravioli piccanti del Sichuan. Nota dolente – altro classico – la povera carta dei vini (18 in lista e solo francesi).
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giornalista col vizietto dell'esterofilia (da buon germanista) e del cibo (da buon modenese), dal 2007 vive felice in Cina, a Shanghai, tessendo ponti tra Oriente e Occidente