L’Ostreria fa rima con tre, come i fratelli Pavesi che la gestiscono: Giacomo è oste per vocazione naturale, Pepe è lo chef e Camillo si dedica alla Bottega e al laboratorio (dove nascono la mitica giardiniera e le mostarde). Siamo a Gariga di Podenzano, poco fuori Piacenza, piena bassa padana, in un’enorme corte con un passato da consorzio agrario. La filosofia è semplice: piatti classici, alta meticolosità, rispetto delle stagioni.
La ricerca di Giacomo sui salumi meriterebbe da sola un compendio: salumi piacentini sì, ma con incursioni in tutta la Pianura Padana (maiale nero, lunghe stagionature). Troviamo le cervella di vitello fritte, delicatissimo e insolito antipasto, ma anche il cappon magro fatto solo con pesci d’acqua dolce. Sui primi esce potente l’Emilia: magistrali paste fresche di ogni tipo, come le Tagliatelle con ragù di cervo al coltello, oppure ripiene (da non perdere i Plin di coniglio, serviti con animelle e una riduzione di Madeira). Qui si porta avanti anche una ricetta quasi scomparsa dalla ristorazione piacentina: la bomba di riso col piccione, una vera rarità golosissima.
È dura scegliere i secondi, tra Oca di Mortara al forno, daino alla brace, ma anche Storione con le verdure di stagione, che in primavera ed estate hanno ancora più rilievo. Ovviamente per ogni piatto si trova il vino giusto, con Giacomo che ha predisposto una cantina delle meraviglie, con chicche del territorio, vini naturali, e uno sguardo sull’Europa intera. E l’ingrediente segreto? È il clima da Ostreria, l’unica con tre fratelli in un solo nome: inconfondibile.
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Tavoli all'aperto
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piacentino, classe 1988, ingegnere&ferroviere. Mosso da una curiosità gastronomica continua, ama definirsi “cultore delle cose buone”, essendo cresciuto in una famiglia dove si faceva tutto “in casa”. Crede fermamente nella buona tavola come creatrice di legami, ricordi ed emozioni vive. Instagram @lucafarina88