A occhio e croce, se fosse a Londra o Parigi - ma anche a Milano - Josto di Pierluigi Fais sarebbe già un golosissimo caso: uno di quei locali che mettono d’accordo critica e pubblico, ove l’approccio easy e giovanile non contrasta - anzi - con l’anima gourmet, e attira un pubblico à la page. L'aspetto del locale, un ex deposito di legname, è metropolitano: pavimento industriale, muri scrostati, tubi innocenti, lampade e poltrone di design, i fornelli sono dentro la sala stessa.
L'approccio alla cucina è contemporaneo, nella padronanza delle tecniche, nella fantasia creativa che pervade i piatti; eppure c'è, inscindibile, il legame col territorio, perché da Josto si mangia una Sardegna doc, nei prodotti (selezionati dai più interessanti artigiani del gusto isolani) e nelle realizzazioni, che dimostrano quanto si possa raccontare la propria tradizione gastronomica, onorandola, con una tavola però felicemente moderna.
L'abilità di Fais è stata quella di elaborare un pensiero diverso, di attualizzare un patrimonio culinario ancora per buona parte poco valorizzato; di lasciar perdere qualsiasi passatismo, d'evitare le tentazioni folkloristiche; di calarsi appieno nell'oggi, con personalità. Da Josto si sta bene, si mangia bene, si beve bene. Si può scegliere tra piatti più didascalici (Linguine ai gamberi, ma fatte come dio comanda) e altri più complessi: anche in questo, Josto sa perfettamente mettere a proprio agio il commensale. Davvero, un modello positivo di come raccontare oggi l'Italia un po' periferica, quella fuori dalle grandi metropoli.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it