Lievito madre (che poi è il significato della parola sarda framento), lunghe cotture e un impasto di studiata croccantezza sono le cifre della pizzeria dei Fais, la terza insegna di famiglia dopo il ristorante fine dining Josto e la “antica macelleria moderna con cucina” Etto. La sede attuale si segnala per il bel giardino esterno, una salvezza nei giorni “colorati” dei semi-lockdown, ma il locale è pronto a spiccare definitivamente il volo con una nuova sede vicina, ancora più ambiziosa e scenografica.
Tra le pizze classiche che propone la famiglia Fais, ricordiamo con piacere la Regina Margherita (7 euro, ma il coperto non si paga) anche perché il fiordilatte lo fa un signore pugliese da latte Arborea e i pomodori sono quelli sardi coltivati nell’Oristanese dalla signora Antonella. C’è un pensiero savio in ogni piccolo dettaglio. Tra le pizze creative, è speciale invece la Must, con sugo di pomodoro, fiordilatte, ricotta mustia, insalata di basilico e prezzemolo, pomodori secchi.
O la Zia Peppina, con fiordilatte, zucchine alla scapece, pomodorini San Marzano e Fiore Sardo Sa Marchesa di Giuseppe Cugusi, un pastore e casaro che produce in un’oasi vicino a Oristano del pecorino leggermente affumicato col legno di lentisco, stagionato 12/30 mesi. Un formaggio indimenticabile (anche fuori dalla pizza).
Tavoli all'aperto
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Co-autore di "Cucina Milanese Contemporanea" (Guido Tommasi editore, 2020)
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