Il secondo pasto più caro negli Stati Uniti, dopo Masa a New York. Ecco la fama di cui gode nelle guide dei ristoranti statunitensi, Zagat in testa, questo tre stelle Michelin situato in un'ex loft industriale con 30 coperti, cucina centrale a vista, trofei di caccia alle pareti, acquario per granchi e aragoste. Un locale dall'atmosfera casual-smart, dove i boss della Silicon Valley in jeans e camicia, per capirci, sono sempre di casa.
Tutta "colpa" di un menu degustazione che parte da 300 dollari (500 al tavolo in cucina), ma che può salire agilmente a 5-600 e oltre, in base al prezzo degli ingredienti del giorno. O della bottiglia, grazie a una carta vini da 2mila referenze, comprensiva di importanti etichette italiane e francesi. "Soldi ben spesi", dicono i follower. Certo, non sarà il miglior rapporto qualità/prezzo, ma il livello di materia prima, accostamenti, preparazioni e cotture è sicuramente di prim'ordine. Garantisce lo chef Joshua Skenes, un ex allievo di Jean-Georges Vongerichten che ha puntato tutto sui prodotti freschi di mercato, poi affumicati, scottati o arrostiti su griglia, carboni ardenti o fuoco vivo. Incluso il delicatissimo riccio di mare (quello di Mendocino, dolce e fragrante).
Fanno fede, tra le diciotto portate del menu degustazione servito da camerieri come da giovani cuochi, Sedano rapa cotto lentamente (tre giorni) nel camino, cenere di vegetazione fluviale, Involtini di aragosta con ananas arrosto e caviale fermentato, Antilocapra alla brace col suo brodo di ossa, quaglia laccata sul fuoco. Comunque sia, una vera esperienza.
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origini bergamasche e infanzia bolognese, oggi è milanese ma anche cittadino del mondo. Come critico/giornalista prima musicale e poi enogastronomico, abbina da sempre le sette note a vini, piatti, cantine e hotel. Adesso, anche nei panni di Music Designer e Sound Sommelier (psmusicdesign.it). Da vero Bulliniano, ha un debole per gli chef creativi che vanno comunque oltre