C'è voluta la hutzpà di un giovane chef di un sobborgo di Tel Aviv per aprire in Israele un ristorante dove solo 19 clienti alla volta possono fare esperienza di una cucina molecolare israeliana. Più che una cena, l'OCD mette in scena una performance. infatti, proprio come si usa a teatro, si prenota in anticipo (considerando tempi di attesa di oltre un mese) e si lascia il numero di carta di credito in garanzia. La prenotazione è anche il momento in cui il ristorante s’informa su eventuali restrizioni dietetiche degli ospiti perché all'OCD non c'è un menu da cui scegliere.
Arrivati al ristorante in tempo per uno dei due turni serali (alle 19.30 o alle 21.30) ci si siede attorno al bancone a ferro di cavallo che circonda la cucina. Una volta scelto cosa bere da una lista di vini che spazia da Israele all'Europa, con incursioni in Sud Africa, California e Nuova Zelanda, lo chef Rahav dà inizio a un viaggio culinario in 9 portate che varia ogni 3 mesi (o anche più spesso, cioè ogni volta che lo chef sente il bisogno di cambiare).
Gli ingredienti sono rigorosamente locali, provenienti da produttori selezionati, mentre le tecniche e le presentazioni sono influenzate dai ricordi, dalle esperienze e dai viaggi di Rahav in tutto il mondo. Dal bancone è possibile assistere alla preparazione dei piatti, alzarsi e, come durante la cena a casa di un amico, avvicinarsi, fare domande e scattare foto. Il nome del ristorante, la sigla con cui viene chiamata la nevrosi ossessiva, deriva dalla fissazione dello chef per una cucina complessa, precisa ed elaborata.
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vive tra Israele e Italia – chiamando "casa" entrambe – dal 2012. Lavora come freelance: giornalista, pr e ufficio stampa. Ama il cibo e il design. È curiosa di tutto