Quelli che preconizzano la fine del cosiddetto fine dining dovrebbero prenotare (con pazienza, perché il luogo è gettonatissimo) un tavolo in via Mameli, a Trastevere. In nemmeno 4 anni, Antonia Ziantoni e Ida Proietti sono stati capaci di costruire uno dei locali più solidi e di prospettiva di tutta la scena capitolina e italiana. E il bello è che il margine di crescita appare ancora molto ampio.
Un ristorante è fatto innanzitutto di persone: presenze squisite attraggono i simili e così è bello essere coccolati in sala dai sussurri di Marco e dalla passione di Valentina, una ragazza che preferisce i diamanti grezzi (nel nostro caso, una buonissima Passerina del Frusinate) a quelli lavorati. Per non dire dei dessert di Christian Marasca, tra i più buoni e rigorosi del paese: il tourbillon è uno dei più paparazzati delle ultime stagioni, ma affonderesti la faccia come Fantozzi nella clinica pure nella Millefoglie e visciole e Risolatte, caffè e cardamomo nero.
La cucina di Ziantoni esprime una passione sconfinata per la cucina italiana, disegnata con perizia millimetrica su prodotti fantastici, di artigiani che lavorano seriamente nell’ombra. La pasta in carta non manca mai. E la precedono e succedono due piatti come Ostrica, nervetti e cavoli, la Faraona su foglia di vite e radici. Tecnica sopraffina al servizio del sapore.
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laurea in Filosofia, coordina i contenuti della Guida ai Ristoranti di Identità Golose, collabora con varie testate e tiene lezioni di gastronomia presso scuole e università. Co-autore di "Cucina Milanese Contemporanea" (Guido Tommasi editore, 2020)
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