DaGorini

In una rapsodia di ingredienti, colori e testure, Gianluca Gorini traccia un percorso che oscilla tra vivande più immediate (Trota marinata e zafferano o Mezze maniche con pecorino di fossa, fichi fermentati e maggiorana), preparazioni più tecniche (Funghi galletti, albicocche, mandorle o Animelle fritte e cozze) e grandi carni (Piccione, alloro e cipolla; Anatroccolo, ciliegie, chiodi di garofano).

Persino i passaggi più arditi, come il Risotto al pomodoro e lavanda o lo Spaghetto tonico, mantecato con burro alla genziana, esprimono un concetto basilare per lui: vogliono essere veri, anche se un po’ scomodi o di non essere di immediata interpretazione, perché solo così riescono a rappresentare tutta la vita che sta loro dietro.

Bisogna far conoscere le cose belle e buone, con le relazioni umane alla base di tutto: ecco le fondamenta del progetto, che mette sempre al centro la condivisione e il voler animare l’Alta Romagna, territorio di cui Gianluca è naturale ambasciatore. E poi c’è quel nome scritto tutto attaccato, DaGorini, che rafforza il moto a luogo verso un ristorante che è un cognome, una brigata, una casa, ma soprattutto una tavola davvero piena di vita.