Impasti buoni, leggeri e digeribili, da farine biologiche e macinate a pietra e un’attenzione millimetrica a ogni passaggio della produzione, fino alla temperatura del forno a quella del servizio. Materie prime nell’85% dei casi siglate da un certificato biologico. E il servizio, easy, condito di sorrisi e modi informali per non far pesare al cliente l’evidente qualità e lo sforzo impiegato per raggiungerla.
Insomma, «Fare pizze buonissime, servite con gentilezza, in posti bellissimi» è il claim tradotto ogni giorno nella pratica in 15 pizzerie di 9 città italiane (5 a Milano, 3 a Torino, 2 a Firenze e Bologna, una ciascuna a Castelmaggiore, Verona e Roma) e una a Londra dai fratelli calabresi Matteo e Salvatore Aloe. Il primo segue la parte operativa - dalla formazione alla risoluzione di qualsiasi problema quotidiano -; il secondo si occupa di trovare i luoghi giusti in cui aprire. Sono le alchimie di uno di uno dei casi di successo seriale più importante del paese.
A Torino ce ne sono tre: questa nella sede del Gruppo Abele di Torino, defilata (aperta nel febbraio 2016), quella in Centro, varata nel giugno 2019 dalle parti di via Cavour, un locale con un grande dehors e un’anima più estiva. E una terza, nata due anni dopo, nel vibrante quartiere di Porta Palazzo. Berberè Binaria è un po’ nascosta, non ha neanche l’insegna. Ma appena la scovi non la lasci più.
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Tavoli all'aperto
articolo a cura degli autori Identità Golose