Come non innamorarsi di un luogo del gusto sincero ed emozionante come Botteghe Antiche! "Tradizione e passione", recita lo slogan del locale, ma noi aggiungeremmo altri due termini: semplicità (che rimanda alla schiettezza della proposta, una sorta di full immersion nela migliore Puglia rurale, terragna) e modernità (perché se il menu rievoca il passato, l'attenzione tecnica, ma ancor più la stessa filosofia slow food che animano l'impresa, sono prettamente contemporanee).
Tutti meriti dello chef-patron, Stefano D'Onghia, classe 1971, un diploma all'Alma, stage da Gualtiero Marchesi, poi esperienze con Gennaro Esposito, Antonella Ricci e Teresa Buongiorno, prima di tornare nel 2014 nella sua Putignano e tentare l'avventura delle Botteghe Antiche, là dove un tempo le antiche botteghe cittadine - appunto - animavano la vita comune, nel cuore del paese.
Missione compiuta, verrebbe da dire, mentre sfila davanti agli occhi la raffica di antipasti: Burratina, peperoni, menta e croccante di mandorle; Fave & Company (ossia purea di fave, friggitelli, cipolla rossa d'Acquaviva...), la Colazione del contadino (lampascioni, farinella, capocollo e vin cotto di fichi), le preziose Cime di vite, lessate in acqua e aceto e condite con olio, aglio e menta. E poi, ancora, Orecchiette al ragù di brasciole di asino; e una sontuosa Melanzana ripiena della tradizione, con pomodoro, uovo, formaggio canestrato e pangrattato, di bontà antica.
Ai tavoli ci si affida a Valentina Decataldo, moglie di D'Onghia: perché il mangiarbene richiama anche qualche buon bicchiere di vino, e lei saprà aiutarvi.
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Tavoli all'aperto
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it