Zazà Ramen, headline “sake bar & restaurant”, è stato uno dei primi locali d’Italia a specializzarsi in ramen. Accadeva nel 2013, quando la cucina giapponese era quasi unicamente identificata con sushi, sashimi e tempura. Il ristorante nacque dall’intuizione di Brendan Becht, un serio professionista di origini olandesi con un bel curriculum (tra gli altri Pierre Hermé, Alain Senderens e Gualtiero Marchesi).
Il suo ramen è la somma di un brodo fatto in casa, noodle freschi cotti al momento e carne, verdure e/o pesce di prima qualità. Le “tagliatelle” possono essere di 2 tipi: tradizionali (farina di grano tenero 00) e soba (farina di grano tenero e di grano saraceno chiara). Anche i brodi sono due: miso (a base di soia fermentata, leggermente speziato, con brodo vellutato) e shoyu (salsa di soia, con profumo fine di katsuobushi).
Il menu comprende poi una buona selezione di antipasti tradizionali ed alcuni piacevoli dessert. Interessante la lista dei sake, birre, gin e whisky giapponesi, umeshu e shochu e persono dei gin tonic di ispirazione sol-levantina. Sedersi ai tavoli di Zazà Ramen significa anche viaggiare assieme a Becht attraverso la sua altra grande passione: quella per l’arte. Così, tra poster, dipinti permanenti, tele e opere temporanee di artisti che ogni sei mesi vengono chiamati a misurarsi con gli spazi messi loro a disposizione nel locale di via Solferino, l’arte avvolge i clienti, li stimola suscitandone le emozioni e idealmente si abbina a quanto viene loro servito.
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articolo a cura degli autori Identità Golose