Essere al posto giusto al momento giusto aiuta. Ma non basta. Dunque se è vero che stare in centro ad Alba – la capitale italiana dell’enogastronomia chic, del Barolo e del tartufo, dei tedeschi e degli americani che stappano pagando con l’American Express Black –, è altresì vero che Andrea Larossa (in cucina) e la sua metà Patrizia Cappellaro (in sala) ce l’hanno messa tutta per emergere, in questi ultimi anni. E, a parte l’elegante sala al piano interrato, sono emersi eccome: uno dopo l’altro sono arrivati i critici, i clienti, persino il macaron a suggellare un ristorante che osa con giudizio, adelante ma esageruma nen.
Dunque tutto qua parla di Piemonte, anche se lo fa con inflessione contemporanea: l’Arrosto di notte è un vitello tonnato, la lingua è servita con mela verde e bagna caoda in un taco, la testina si nobilita con l’astice ma torna umile con la cicoria, i Plin – come potevano mancare? – sono poggiati su un cuscinetto colmo di aria di Alba (cioè che profuma di nocciola), la vacca vecchia è al barbecue e per dolce un croccantino. Qualche tocco di Francia e d’oriente – in Piemonte sono di casa, la prima da sempre, il secondo da Crippa –, un’esperienza calda grazie ai sorrisi di Patrizia e a una cantina adeguata.
Nel 2020 ha aperto anche il Bistrot Casa Larossa, sviluppato in esterno con un dehors. E' aperto da aprile a tutto ottobre. Saggia la sua filosofia: "Si può emozionare anche con uno spaghetto al pomodoro".
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viaggia e mangia per Lonely Planet, Osterie d'Italia, Repubblica e la collana I Cento (EDT). Ha scritto "Dire Fare Mangiare" (ADD), "Cibo di strada" (Mondadori), "Il Gusto delle piccole cose" (Mondadori Electa) e “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Torino”, ama andar per trattorie e ristoranti di blasone portandosi dietro una moglie riottosa e due figli onnivori