Nino Rossi è uno di quegli uomini cui l’audacia non manca. Ma nemmeno il senso pratico. Il risultato è che ora la bella Villa Rossi, nel cuore dell’Aspromonte, è diventata il suo laboratorio fine dining, il centro del suo discorso sulla Nuova Cucina Calabrese.
Qui sta il Qafiz (il nome è quello dell’antica unità di misura dell’olio diffusa in tutto il Mediterraneo, il cafiso), un’elegante antica casa resa essenziale, la sala ben condotta dall’imprescindibile Rossella, il menu che intreccia un territorio antico e la cultura di Nino che ha viaggiato e studiato. Per dire, un piatto riuscito – la pasta poveraccia e l’astice – qui si chiama Matrimonio morganatico e bisogna ripescare gli studi di giovinezza per ricordare che è quello tra un nobile e una popolana.
Di Calabria parla invece l’Agnello aspromontano con le cime di rapa, il cacio e l’ovo, la grande cucina internazionale è evocata dal piccione servito con melograno, fegatini, curcuma. Insomma: il mix di locale ed esotico, di classici e nuove idee che è la gastronomia italiana contemporanea. Ancor più audace, qui in villa è partito Aspro (gioco di parole perfetto), il cocktail bar che non c'era.
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Tavoli all'aperto
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viaggia e mangia per Lonely Planet, Osterie d'Italia, Repubblica e la collana I Cento (EDT). Ha scritto "Dire Fare Mangiare" (ADD), "Cibo di strada" (Mondadori), "Il Gusto delle piccole cose" (Mondadori Electa) e “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Torino”, ama andar per trattorie e ristoranti di blasone portandosi dietro una moglie riottosa e due figli onnivori