Da Retrobottega ci si diverte, ma proprio tanto. Il primo approccio con il locale potrebbe indurre qualche timore reverenziale: il grigio scuro che domina, le linee nette e squadrate, il lungo bancone dietro cui i cuochi completano i piatti, i grandi e alti tavoli tutti in condivisione, hanno poco a che fare con l'atmosfera a cui si è abituati nella capitale. Ed è un bene che sia così. Basta infatti il primo dei molti sorrisi di chi vi accoglierà per prendere le misure di un ristorante davvero sorprendente.
Perfetta e abbordabile l'offerta: la Formula Retrobottega prevede un percorso libero, che compongono i commensali, di due antipasti, un primo, un secondo e un dolce. A 55 euro. Chi voglia mangiare qualche portata in più, deve aggiungere 8 euro ciascuna, con un rapporto qualità/prezzo onestamente difficile da battere. Altrimenti c'è la carta, ampia e in costante evoluzione. L'elemento vegetale è sempre protagonista dei piatti, dà loro spinta e senso, anche quando potrebbe essere solamente il contorno, e spesso proviene dalla raccolta di erbe e verdure selvatiche (in particolare da campi, boschi e terreni in Abruzzo).
E' selvatica ad esempio la liquirizia che profuma l'incontro tra Animelle e cavolfiore (croccante e delicato), o la mela cotogna che dà dolcezza e profondità ai Tortellini ripieni di ventricina (golosi da volerne rubare un quintale dalla dispensa), o ancora la pastinaca che accompagna Piccione e cime, un piatto che dimostra anche, con una cottura da manuale (francese), la tecnica impeccabile dei due chef Giuseppe Lo Iudice e Alessandro Miocchi. Imperdibile.
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giornalista milanese nato nel 1976, a 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Autore e conduttore di Radio Popolare dal 1997, dal 2014 nella redazione di Identità Golose.
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