Dite quel che vi pare, ma al Bros di Lecce si mangia bene. Macché, benissimo. Anzi: almeno per l'esperienza di chi scrive, non si è mai mangiato così bene, con tanta struttura nei piatti, solidità, senza dimenticare il fil rouge della ricerca di una nuova strada per il futuro della cucina mediterranea.
Che poi, questi non sono nemmeno luoghi dove si va a mangiare, in senso stretto. Si fa, semmai, una esperienza gastronomica. Ed è questo il cortocircuito alla base dei (tanti) equivoci che circondano la fama dei (pochi) locali di questo tipo: non sono indirizzi vocati alla cena con gli amici o i colleghi. Per questo i loro tavoli sono in genere appetiti più dai gastronomi forestieri che dagli appetiti autoctoni: perché propongono ore d'assaggi completamente diversi, dove il cibo non sfama ma fa pensare. Evoca suggestioni. A dilettarsi è innanzitutto il cervello.
Poi anche papille e stomaco, ci mancherebbe: per noi percorso lungo di 15 portate (non c'è carta). Siamo rimasti entusiasti di un piatto come Ricotta scante e ricci di mare, gusto straordinario e difficile, che gioca persino tra il salmastro e il rancido, una bomba palatale che è solo una delle esplosioni a squassare le papille, saggiamente alternate qua e là da sapori più addomesticabili - no, non comfort food, proprio non abita qui. Ci sono acidità spinte, sferzate amare, complessità distribuite a piene mani, con alternanze e ripetizioni, secondo un canovaccio libero e creativo che si è raffinato e consolidato strada facendo. È la coerenza dell'intero percorso a definire uno stile e, quindi, un giudizio. Altissimo.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it
Floriano Pellegrino con Isabella PotìSangunazzu royal