Alessandra Civilla fa parte del dream team dei cucinieri generazione under Forty che hanno contribuito al rinascimento della ristorazione leccese, tutti a dimora nel perimetro del centro storico. Alex ha preso posto nella nomenclatura degli indirizzi sicuri, proprio nell’ombelico della città barocca, guardato a vista dalla statua del patrono Sant’Oronzo che presta il nome alla piazza centrale assiso sulla colonna romana trafugata – dicono i brindisini – a Brindisi.
Cucina prevalentemente marinara con residenza urbana, vocata per fattura e destinazione anche a pranzi e cene di lavoro. La cuoca minuta è fatta d’argento vivo, un’energia inversamente proporzionale alla levatura, capace di carichi di lavoro da camionista – niente giorno di riposo, ferie qualche volta, doppi turni tutti i giorni e pienone sempre – senza perderci una stilla in femminilità. Anzi. La cucina è golosa ma senza strafare, frizzante e materna. Sempre generosa di colore, come un riso ben riuscito che merita menzione come signature, ovvero l’Acquerello della chef: risotto alle vongole e the nero affumicato, tartare di gamberi di Gallipoli, pomodoro disidratato, polvere di prezzemolo e riduzione di soia ai frutti rossi.
Ambiziosa ma coi piedi per terra, insomma, questa cucina si esprime fra crudi e cotti, in piatti rassicuranti come il nuovo arrivato Raviolo cacio pepe lime e tartare di scampi e gamberi, di una rotondità che piace senza essere ruffiana. Il resto lo fa in sala l’accoglienza composta e la capacità di mescita di Alessandro Libertini.
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Tavoli all’aperto
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classe 1974, laureata in Lettere moderne, giornalista professionista. Dalla cronaca giudiziaria e nera alle cronache di gusto, collabora con le maggiori testate di settore e principalmente con Il Gusto