Nell’apparente tranquillità silvestre della comunità montana di Cavalese uno spiritello inquieto si aggira tra pentole e formelle. Mai pago, Alessandro Gilmozzi prosegue ormai da quasi 30 anni, la sua esplorazione tra le essenze naturali: siano esse celate tra gli abeti rossi dei boschi della Val di Fiemme - licheni, erbe, cortecce, funghi - o in un campo di Caffe Geisha a Panama di cui utilizza il fiore, il frutto e il chicco verde per ottenere un raro e prezioso distillato. Botaniche che troviamo esaltate nei piatti che Gilmozzi distilla nella cucina ospitata nell’antico mulino con i suoi cinque tavolini distribuiti tra scale e maestose travi di legno in un’atmosfera quasi stregonesca.
Qui ci attende Miniature wild, il consommé selvatico al formaggio, e la Trippa alla parmigiana e caviale di Lavarello e il Canederlo di fegato di vitello in ristretto di funghi. L’eccellente Risotto alla cenere fermentata di pigna di cirmolo, con imperatoria e radici o l’Anitra selvatica, porri e camomilla. Bella chiusura con miele, bacche e aceto. Carta dei vini notevole e due menu da 140 e 180 euro.
non è un pr, non è un influencer. Da 25 anni cerca semplicemente di fare giornalismo e critica enogastronomia
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