Che si può dire di nuovo su Cristiano Tomei? Talento totale, vocazione inarrivabile, ma a lungo troppo poco considerata (però non da noi). In pratica: lui ha applicato l'insegnamento di Confucio: “Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico".
Ossia: Tomei ha atteso tanto tempo per poter dimostrare di aver ragione. Per riuscire a far capire e accettare da tutti (o quasi) come una via fertile per la cucina italiana di fine dining passasse attraverso la rilettura attenta ed estrosa del territorio, qualunque esso sia. E dalla definizione di ristorazione che fosse nello stesso tempo eccellente e alla mano, illustre ma inclusiva. Intanto ne offriva una rappresentazione possibile, al suo Imbuto, ora trasferito all’interno della limonaia di Palazzo Pfanner, a Lucca.
Tomei è un precursore anche su altri aspetti, pensiamo alla scelta di offrire solo menu degustazione, lui la applica da tanti anni, pure in questo caso ha avuto ragione. E quindi che possiamo dirgli? Che è ormai un punto di riferimento. Qualunque cosa sbocci nel suo intuito, ha una valenza specifica: Spaghetti alla pummarola... di mele cotogne, per dire; o il Rombo che va in pineta, magistrale (impanato in farina di corteccia, accompagnato da pioppini e il suo brodo con estratto di aghi di abete bianco). Poi prende gli scarti del ragù di carne, aggiunge acqua di Parmigiano, ci fa una royale che accompagna una zuppa di cervella di vitello, come pane una cialda di rossetti essiccati, senza farina né uova, diventa un panino con zuppa di pesce crudo e salsa di fegatini.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it