Anche chi ama andare al ristorante tutte le sere, di molti ristoranti - persino tra i suoi preferiti - sarebbe pronto a dire: lì però no, non ci andrei proprio tutte le sere. Ecco, al contrario, L’Oste e il Sacrestano è uno di quei ristoranti dove si vorrebbe andare sempre: sedersi qui al calore di una sala intima, dire allo chef “Peppe, fai tu!” (così si chiama il suo menu degustazione) e abbandonarsi a quell’autentico senso di liberatorio riposo che solo a certe tavole si riesce fino in fondo a ritrovare.
Sembra che questi ultimi anni a Peppe Bonsignore abbiano regalato una saggezza ancora più misurata, un impegno - si potrebbe dire una ostinazione - a rendere sempre più invisibile la sua competenza tecnica, con la generosa intenzione di rendere non solo pienamente comprensibile, ma addirittura pienamente confortevole anche la sua idea più complessa.
Non importi al suo ospite in quante ore di tu-per-tu si sarà guadagnato una tale confidenza con i suoi ingredienti del cuore - il pomodoro, su tutti, presente in ogni forma in ogni piatto -, l'importante è che si senta a casa, ovvero partecipe della sua consuetudine. Così l’Oste scolpisce il polpo affinché abbia il profumo di un barbecue di campagna, coccola le melanzane affinché evochino la parmigiana ‘a panino’ della nonna, affonda le cozze nel latte e nella buccia di patate affinché ritrovino l’habitat della loro zuppa, leviga l’alalunga affinché si faccia omaggio alla Fauzza della sua Licata. E ogni cosa, anche la più semplice, qui prende infine la forma del nutrimento. Addirittura dell’affetto.
+390922774736
Tavoli all'aperto
+393925715086
modicana, giornalista, sommelier, founder di Condire Digitale. Attraversa ogni giorno le strade del “continente Sicilia” alla ricerca di storie legate alla cultura del cibo e del vino. Perché ogni contadino merita un romanzo