Abbiamo conosciuto lo chef Salvatore Morello, catanzarese classe 1985, nell'estate 2021 in Calabria, cosa non banale perché lui ha lavorato quasi sempre all'estero, con successo, ed era tornato in Italia da poco, anche tra qualche perplessità... Insomma la tipica situazione da dubbio esistenziale, il richiamo delle origini o la certezza di una carriera già avviata? Lui prima del rientro era chef monostellato al DaVinci di Coblenza, che a dispetto del nome non si può considerare ristorante italiano vista la forte influenza francese nel menu.
Comunque: Morello all'inizio dell'autunno 2021 viene chiamato da Francesca Poli, patronne dell'Inkiostro di Parma, per sostituire un pezzo da novanta come Terry Giacomello. Arriva l'intesa. Ottima scelta, perché probabilmente lo stile di Morello s'adatta meglio di quello di Giacomello alla realtà dell'Inkiostro e alla scena gastronomica parmense: Terry è tutto sperimentale, Salvatore invece con uno stile (personale, elegante e riconoscibile) che deriva dalle sue esperienze, ricco di jus che richiamano i cugini d'Oltralpe - d'altra parte ha all'attivo anche stage da Ducasse a Parigi e al Paul Bocuse - insomma un classico/contemporaneo sempre goloso e tondo, che giustamente piace.
Avete presente quella successione di sapori, prima l'uno poi l'altro, a richiamare i vari ingredienti (pochi) che è tipica del fine dining attuale? Morello ha un altro tocco: l'aroma è la somma del tutto, in una pienezza comunque armonica. Non c'è tanto alternanza tra le componenti, ma un ensemble goloso. Di grande tecnica e con frequenti puntate in Oriente.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it