Ogni volta ci si sorprende della forza del Gong. Anzi: non ci si sorprende affatto, perché tutto si spiega osservando la determinazione, la puntualità, la cortesia, la professionalità della patron Giulia Liu, un portento della natura sotto le vesti di ragazza squisita e sorridente (sarà questione di Dna: si sa ormai che i tre fratelli Liu hanno una marcia in più).
E comunque, la nostra ultima visita al Gong ci porta in realtà a celebrare non tanto e solo Giulia - l'abbiamo già fatto in tutte le salse - ma quel gran professionista che guida la cucina del locale ed è rimasto spesso un po' oscurato dalla solarità carismatica della Liu. Si tratta dello chef romano Guglielmo Paolucci, classe 1984, in forza all'indirizzo di corso Concordia 8 ormai dal 2017.
Sarà che è cresciuto lui. Sarà che ha preso man mano più confidenza con l'officio, cosa non semplice: occorre trovare la corretta declinazione di una contaminazione Oriente-Occidente dalle potenzialità straordinarie, ma anche dall'indice di difficoltà alto, specie se non si vuol ripetere il già visto.
Fatto sta che al Gong non abbiamo mai assaggiato bocconi così convincenti. E non parliamo del singolo piatto, troppo facile: tutta la proposta è davvero a fuoco, bilanciata, stuzzicante, godibile.
Qualche esempio? Mosaico di salmone, tonno rosso e ombrina, raffinatissimo; una golosissima Tempura di alga stella con calamaretti ripieni, crema di patate e aji amarillo... E poi c'è un raviolo, eccezionale, che rappresenta alla perfezione Gong: è al vapore (Cina) con wagyu (Giappone), foie gras (Francia) e tartufo (Italia). Bravissimi.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it