La nostra vita trascorre in prosa; solo ogni tanto incontra la poesia. Ci è successo a Vencò con Antonia Klugmann, la sua cucina, e tutto quello che le sta intorno. E la poesia può essere pietra (l’edificio accanto, in cui fermarsi a dormire), arbusto, fiore, pianta dell’orto selvatico annesso, può essere il preservare la fragilità di un ambiente e dei prodotti che poi arriveranno in tavola. Un luogo magico per una cucina nitida e profonda, a cui non s’addicono le parole dell’effimero, incapaci di trasmettere l’emozione di un incontro indimenticabile.
Lì non la disobbedienza (l’arte è per, non contro), non la ricerca dell’effetto che stupisce ma non genera storia, di questi la poesia non ha bisogno, perché va oltre. Bensì la fusione di piacere e conoscenza, ciò che caratterizza il grande cuoco, il grande ristorante. Ma, appartato, questo accade a Vencò col tratto della civiltà e del rispetto, senza hybris alcuna. Una cucina dove tutto è lungamente studiato per dare un effetto di immediatezza, nella passione del rispetto. Ecco, "rispetto", parola poco di moda: è la miracolosa cifra di quel luogo, di quella costruzione, di quella cucina, di quel servizio tutto.
ligure, nell'attesa di ciò che mangerà talvolta scrive di ciò che ha mangiato: buono da scrivere, buono da mangiare
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Ristorante con camere
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