Buon senso e continuità. Sono queste le due parole che vengono subito in mente superando la soglia d'ingresso di uno dei ristoranti storici di Verona (stellato dal 1985), diventato grande sotto la guida di Elia Rizzo e ora nelle mani del figlio Matteo, che ha saputo dare una ventata di freschezza lasciandosi guidare diligentemente dall'esperienza del padre, ancora oggi vigile e presente di tanto in tanto al Desco.
L'ambiente, elegante e capace di offrire piaceri artistici alle pareti oltre a un gusto senza tempo che rassicura e rende godibile l'esperienza a tavola, è il giusto contorno a piatti capaci di sprigionare piaceri sottili e delicatezze eteree, così come sostanza e qualità. Viene da citare la Zuppa di granchio e ceci con quinoa croccante, caviale e menta, i Tortelli di baccalà con black lime e aglio nero (preparazioni che dicono dell'idea di spaziare tra derive un po' asiatiche e dove si gioca con elementi citrici o erbe), oppure con la più solida e rassicurante Quaglia arrostita accompagnata da salsa al Porto e liquirizia, cipollotto caramellato e caprino.
Il mix di curiosità contemporanea e concreta tradizione rimane la carta vincente del desco, oltre alla misura e alla pacatezza del giovane Matteo Rizzo che testimonia bene il lato più spinto della cucina con un menu denominato, non a caso, Generations. Ed è questo anche il nome di un progetto ad ampio respiro che mette in fila un libro e un buon numero di rampanti ristoratori di Verona, impegnati nel portare una clientela più giovane a sedersi a una tavola gourmand.
+39045595358
+393498764196
giornalista per riviste di turismo ed enogastronomia italiana, ama le diverse realtà della cucina internazionale e viaggiare