Ormai è fuori di dubbio: da quando Ferran Adrià ha chiuso il suo Bulli, in terra spagnola solo i fratelli Roca sono stati in grado di seguirne le orme in tutto e per tutto, alla fine addirittura sorpassandolo a sinistra con un bel sorriso. Joan, Josep e Jordi non solo hanno portato avanti sempre più coraggiosamente la dimensione sperimentale in cucina, ma l’hanno anche abbinata a una dimensione ludica e scenografica negli ultimi tempi molto più consistente e sorprendente.
Lo provano menù degustazione sempre più tesi verso l’essenza nel piatto e il divertissement sul tavolo, vere cavalcate del gusto che possono inchiodare il cliente sulla sedia anche quattro (meritate) ore. Del resto, lo chef non ne ha mai fatto mistero: “La cena in un ristorante comprende quasi sempre il ricordo di quello che si è mangiato e delle sensazioni provate. Per questo cerco sempre di sviluppare i miei piatti in modo che rimangano saldamente impressi nella loro esperienza sensoriale”.
Ecco allora che le prime tapas arrivano come satelliti di un mappamondo in legno, ognuna appartenente alla tradizione di un diverso Paese; altre tapa sbucano all’interno di un popup in carta che ricorda l’infanzia dei tre fratelli; poi, voilà un olivo bonsai dal quale staccare insolite olive, ma anche un cucchiaio a forma d’albero posato su una fetta di tronco (vero) contenente pinoli, polline di pino e vinaigrette alla pigna. E per finire il dessert che anni fa ha rivelato l’estro di Jordi: un finto sigaro in cioccolata ripieno di panna al tabacco, appoggiato su un vero posacenere. Difficile trovare di meglio.
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origini bergamasche e infanzia bolognese, oggi è milanese ma anche cittadino del mondo. Come critico/giornalista prima musicale e poi enogastronomico, abbina da sempre le sette note a vini, piatti, cantine e hotel. Adesso, anche nei panni di Music Designer e Sound Sommelier (psmusicdesign.it). Da vero Bulliniano, ha un debole per gli chef creativi che vanno comunque oltre