Un nome, una sicurezza. E questo a più di vent'anni (2003, per la precisione) dal primo servizio. Oggi, con due stelle Michelin in più, il locale rinnovato sui toni del bianco e una mano in cucina sempre più sicura, Yoshihiro Narisawa rappresenta al meglio l'alfiere del cibo locale e sostenibile come della rigorosa stagionalità, sempre e comunque all'insegna del Satoyama: quel paesaggio giapponese di campi coltivati, fiumi, foreste e villaggi che lui porta ed esprime in tavola con tanto di suggestive presentazioni naturalistiche (terra, carboni, cortecce, rami, foglie).
In altre parole, un interessante ponte fra la cucina kaiseki e quella francese, quest'ultima praticata dallo chef in gioventù presso Girardet e Robuchon, capace ancora oggi di deliziare palati con sopraffina saggezza e conoscenza, di materie come di tecniche. Testimoni, piatti o meglio quadri come Zuppa di terra (pianta e foglie di bardana fritte con terra edibile), Aragosta con alghe e piselli, Tonno alla salsa tofu, Anguilla alla griglia con mango. Il tutto innaffiato da ottimi vini anche europei, compresi addirittura Dom Perignon al calice e una folta lista di rari e pregiati sake.
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).