È una storia semplice quella di Cristoforo Trapani. Innamorato della cucina sin da ragazzo, comincia a cucinare a Piano di Sorrento, dove è nato nel 1988. Per pagarsi gli studi all’Alma va a cucinare in una piattaforma petrolifera. A Colorno non c’è mai arrivato perché Heinz Beck gli fece modificare il piano originario. Da quel momento Trapani, che questa storia la racconta sempre volentieri, ha cambiato più volte i suoi piani. A fargli piantare salde radici gastronomiche (quelle personali sono salde da tempo) in quel di Forte dei Marmi è stato, nel 2015, Salvatore Madonna che gli ha messo a disposizione le cucine del Magnolia dell’Hotel Byron.
Qui lo chef napoletano continua a praticare la sua cucina fatta di semplicità e di materia prima di altissima qualità. Alla sua tavola è impossibile non trovare soddisfazione. Quest’ultima, però, non è figlia di mirabolanti esercizi di stile, ma di grande rispetto per le sue radici e per il luogo che l’ha accolto. Nei piatti in carta convivono in armonia il pomodoro San Marzano che diventa ketchup accostato al polpo di scoglio con maionese aioli e lattuga ghiacciata, i limoni di Sorrento a completare le linguine di Gragnano con latte di sogliola affumicata e bottarga di muggine e l’agnello di Zeri con whisky, cipollotto, menta e limone.
Il servizio elegantemente informale è in perfetta armonia con il connubio tra l’atmosfera retrò di fine 800 e gli elementi d’arte moderna ospitati non solo nella Project Room, ma disseminati anche qua e là, in maniera apparentemente casuale. Non è causale, invece, la magia di una cena a bordo piscina.
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Ristorante con camere
Tavoli all'aperto
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giornalista catanese a Milano, classe 1966. «Vado in giro, incontro gente e racconto storie su Volevofareilgiornalista» e per una quantità di altre testate