Su Rakib Uddin bisognerebbe scrivere un libro da tanto il suo percorso è bene augurante: arrivato dal Bangladesh in Italia è partito da lavapiatti, è diventato cuoco nel più fortunato bistrot torinese – Scannabue – per poi passare alla creatura ittica sorta dal gemellaggio tra i proprietari di quello – Gianluigi Desana e Paolo Fantini – e il più acclamato pescivendolo torinese, Beppe Gallina (che nella sua pescheria di Porta Palazzo prepara meravigliosi piatti pop).
Ora Rakib è socio e guida la più divertente sosta ittica cittadina: una sala dai colori mediterranei con un lungo banco che pare una scialuppa, un'altra saletta casual è un grande dehors sulla piazzetta che negli ultimi dieci anni, proprio dall'avvio di Scannabue, è diventata il cuore della movida in salsa verde. A tavola si ordinano piatti più tradizionali - Spaghettoni al pane nero e calamari o Calamari ripieni - ma il vero divertimento è alla barra: è al banco, infatti, che l'atmosfera si fa spagnola e ci si diverte con tapas estrose. Bon bon di tonnato e bao, Acciughe ripiene e Insalatina di cozze, di gambero in pasta kafaiti e ostrica con granita, polpetti e polpette, tartare e alici e via così, incrociando quel che c’è sul mercato e l'estro dei cuochi che spadellano proprio in faccia ai clienti.
Che magari in Giappone o a Barcellona è consuetudine, nella riservata Torino quasi una provocazione. Il servizio – anche quello al tavolo – è informale e la carta dei vini compatta da intrigante, ché c’è la mano dell'esperto Desana.
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Tavoli all'aperto
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viaggia e mangia per Lonely Planet, Osterie d'Italia, Repubblica e la collana I Cento (EDT). Ha scritto "Dire Fare Mangiare" (ADD), "Cibo di strada" (Mondadori), "Il Gusto delle piccole cose" (Mondadori Electa) e “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Torino”, ama andar per trattorie e ristoranti di blasone portandosi dietro una moglie riottosa e due figli onnivori