Scriveva Alberto Arbasino che in Italia - non si scappa - si passa in fretta da giovani promesse a venerati maestri e infine a soliti stronzi. Giancarlo Casa dopo 23 anni di breccia potrebbe temere la terza, scomoda, irreversibile posizione, ma invece resta saldo sulla poltrona del venerato maestro della pizza. Cosa non facile per chi crea in un locale che è cambiato pochissimo nel tempo conservando un'atmosfera antichic, anzi quasi da tinello gozzaniano - e quante insegne ruggenti abbiamo nel frattempo visto nascere e decadere nel tempo di un amen?
Solido dai tempi del liceo il trio che governa quella che non ha mai smesso di restare soprattutto una pizzeria di quartiere (siamo a Monteverde Nuovo, nella Roma media, né centro né periferia): oltre a Giancarlo la di lui moglie Cecilia Capitani, che prepara i dolci (il suo tiramisù è un longseller) e l'amico di sempre Sergio Natali, che se la sbriga con competenza in sala.
E veniamo alle pizze: impasto tradizionale, lunga applicazione sugli ingredienti e sulla lavorazione, un occhio alla tradizione (la Margherita, anche con bufala o in versione booster Stramargherita) e uno alla sperimentazione (tra le ultime Misticanza ripassata, cacio steccato affumicato e pancetta di maiale semibrado). Sbirciate la lavagna, propone sempre qualche fuori rotta. Da sempre notevoli i fritti, in testa i supplì classici o maritati o alla carbonara. In carta c'è anche qualche piatto.
La Gatta è un tempio delle birre da tempi non sospetti ma c'è anche una sfliza di vini che Giancarlo cerca incessantemente. Servizio al femminile, assai svelto.
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Tavoli all'aperto
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romano di stanza a Milano, sommelier e giornalista del quotidiano Il Giornale, racconta da anni i sapori delle città in cui vive